ATTACCATO ALLA VITA

Ungaretti e Lussu. Frammenti dalla Grande Guerra

Ugo Pagliai, letture

Giulio Giurato, pianoforte

Roberto Ravaioli, adattamento e regia.



Cento anni sono passati dall’inizio del primo dei sanguinosi conflitti che hanno segnato il secolo scorso. Ormai più nessuno dei protagonisti è ancora vivente. E la memoria si fa sempre più flebile, soprattutto nei giovani di oggi, per i quali fatti molto più recenti, come la caduta del muro di Berlino, sono già sconosciuti.

Basterebbe fare un giro all'impressionante sacrario di Redipuglia per subire il contraccolpo di una tragedia umana di dimensioni sconvolgenti.

Eppure evidentemente la memoria non basta, se dopo solo 20 anni dalla fine della prima guerra l’Europa è ricaduta in una trappola ancora più profonda, trascinando con sé il mondo intero.

Per questo lo spettacolo "Attaccato alla vita", riprendendo questo ed altri versi di guerra del grande Ungaretti, intende certo riportare al presente fatti ormai lontani, ma soprattutto vuole far vibrare, rintracciandoli nei suoni e nelle parole, gli unici possibili antidoti al riaccadere della violenza: il cuore dell'uomo e la sua indomabile esigenza di verità.

Sul palco un attore, Ugo Pagliai, un pianista, Giulio Giurato, ed un grande schermo. Cinque grandi pagine autobiografiche dello scrittore combattente Emilio Lussu, da " Un anno sull'altipiano", immergono lo spettatore nella quotidianità della guerra, le marce, le trincee, l'inettitudine dei superiori, la licenza, gli assalti al massacro, una realtà densa di umanità e di tragedia che si impone senza retorica e senza enfasi.

Ungaretti racconta di persona, nelle splendide interviste di repertorio, il nascere della sua poesia in guerra, versi che rimbalzano fra la sua voce vibrante in video e quella di Pagliai dal vivo. Sullo schermo le immagini di guerra e il gioco del lettering dialogano con quello che accade sul palco, scenografia di gesti accaduti e di parole. Ad unire il tutto, fungendo da cassa di risonanza, musiche del tempo ( Debussy, Ravel, Pratella) e musiche senza tempo ( Chopin, Beethoven, Schubert, Rachmaninov) fino ai temi popolari dei canti di montagna rielaborati dal grande pianista Arturo Benedetti Michelangeli.

Anche nella più grande e assurda tragedia, il cuore dell'uomo, di ogni uomo di ieri e di oggi, non cessa di desiderare, di domandare; il nostro "povero cuore, sbigottito di non sapere...."